Parco delle mura di Genova

15 Novembre 2020 – 9,4 km

Taccuino di marcia:

 
Passeggiata periurbana sotto un cielo a tratti plumbeo, in cui, improvvisamente, si aprono squarci di luce abbacinante riflessa sul mare.
 
Da casa scendo verso la stazione Principe, ferita ottocentesca nella parte ovest della città medievale e Cinquecentesca. La costruzione della Stazione sacrificherà una parte consistente dell’impianto straordinario della Villa di Andrea D’Oria, che sopravvive nella sua austera consistenza architettonica compressa tra linee ferroviarie, strade, sopraelevate e case affatto principesche.

Restano frammenti di una grandezza e meraviglia che possiamo immaginare, ricostruire grazie alle antiche stampe e i quadri di vedutisti e alle descrizioni di viaggiatori del passato, incistati tra le case costruite a più riprese. Nell’aria pesante per la pioggia incipiente sono sospesi i profumi di sughi, arrosti e pranzi domenicali in via di composizione.

 
Risalgo su mattonate che combattono contro l’asfalto che le trasforma in viuzze più o meno percorribili da automobili, e passo parallela alla ferrovia a cremagliera Principe-Granarolo, costruita tra il 1898 e il 1901, un esempio di capacità imprenditoriale e innovazione in una Genova che mirava in alto in tutti i sensi.
Al capolinea di Granarolo lavori in corso: la stazione terminale ha l’aspetto di uno chalet di montagna, e non è casuale. Intanto tra fine Ottocento e Novecento le alture di Genova sono investite da una campagna costruttiva di villette, ville e pseudo castelli che spesso si rifanno proprio ad una architettura simil alpina, segno di un gusto, ma anche di una proiezione simbolica ben precisa, e poi… non si butta via niente…
Infatti la stazione di arrivo recuperò, in parte il materiale costruttivo utilizzato per i padiglioni dell’esposizione Italo Americana del 1892, sorta alla Foce e in altre parti della città: in particolare lo chalet si trovava in Piazza de Ferrari, allora denominata Piazza San Domenico.
 
Inizia a piovere leggero leggero, continuo la mia salita, imbocco un sentierino che scontornando il monte mi porterà sino alla Polveriera, sotto le fortificazioni e verso casa.
Ed è proprio scendendo che per un attimo vorrei vedere passare qualche carrozza che porta a casa le signore, verso le loro ville liberty che cingono l’asfalto di via Piaggio. Monumentali relitti, eleganti e silenziosi, copie ora di castelli gotici, ora di tempi romanici, ora di palazzi rinascimentali.
Dietro la curva i cassonetti della raccolta differenziata, l’eleganza d’antan è già ricordo.

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