
Genova-Monte Sella-Vittoria-Pontedecimo (GE)
28 Ottobre 2020 – 33 km
Taccuino di marcia:
Ancora da casa. Ancora verso Righi, ancora lo spartiacque Val Polcevera e Val Bisagno. La stessa direzione, ma l’opportunità di variare su alternative di percorso.
Si va verso nord, questa volta mi evito il crinale per tenere un passo più costante e seguo tutto l’itinerario segnato dalla vecchia, rassicurante segnaletica FIE, la X rossa.
Cammina cammina, direbbero nelle favole, arriva la chiesetta del Sella. Qui operava la brigata Balilla della divisione partigiana Pinan Cichero.
E pure qui mi sento cullata dalle voci di mio nonno e di mio padre, della nonna paterna che amava le margherite che raccoglievamo su questi prati, prati che non ci sono più.
I boschi di castagni sono abbandonati, gli sterpi stanno invadendo i resti di una campagna resa produttiva dalla caparbietà degli uomini. Qui la terra è agra, verticale, riservata e austera.
Il segnavia seguito ora trova compagnia nella bandierina bianca e rossa dell’Alta Via.
Il Valico della Crocetta d’Orero credo sia il più basso di tutto l’Appennino e certamente era molto frequentato sin dall’antichità… siccome da queste parti tornerò ancora tante volte ne riparleremo.
Tiro su verso la Vittoria, il passo del Pertuso, ove un santuario mariano rammenta la vittoria genovese nel 1625 contro i franco-sabaudi.
I santuari di guerra sono degli ossimori: impongono alla divinità di scegliere da che parte stare…
Sotto alla Vittoria sono le case di Montanesi; la famiglia della bisnonna paterna è di qui.
Ora si scende in Val Polcevera, a Pontedecimo. Il sentiero è ancora lungo. Il selciato rovinato è storia, nelle terre di Caffaro da Caschifellone, primo console del Comune di Genova.
Caffaro, partecipò alla Prima Crociata arrivò sino a Gerusalemme, ma le sue terre erano qui a Castrofino.
Ora l’asfalto mi fa rotolare al fondo valle, sento il treno che si aggrappa alle rotaie sulla salita dei Giovi.
Ancora da casa. Ancora verso Righi, ancora lo spartiacque Val Polcevera e Val Bisagno. La stessa direzione, ma l’opportunità di variare su alternative di percorso.
Si va verso nord, questa volta mi evito il crinale per tenere un passo più costante e seguo tutto l’itinerario segnato dalla vecchia, rassicurante segnaletica FIE, la X rossa.
Cammina cammina, direbbero nelle favole, arriva la chiesetta del Sella. Qui operava la brigata Balilla della divisione partigiana Pinan Cichero.
E pure qui mi sento cullata dalle voci di mio nonno e di mio padre, della nonna paterna che amava le margherite che raccoglievamo su questi prati, prati che non ci sono più.
I boschi di castagni sono abbandonati, gli sterpi stanno invadendo i resti di una campagna resa produttiva dalla caparbietà degli uomini. Qui la terra è agra, verticale, riservata e austera.
I boschi di castagni sono abbandonati, gli sterpi stanno invadendo i resti di una campagna resa produttiva dalla caparbietà degli uomini. Qui la terra è agra, verticale, riservata e austera.
Il segnavia seguito ora trova compagnia nella bandierina bianca e rossa dell’Alta Via.
Il Valico della Crocetta d’Orero credo sia il più basso di tutto l’Appennino e certamente era molto frequentato sin dall’antichità… siccome da queste parti tornerò ancora tante volte ne riparleremo.
Tiro su verso la Vittoria, il passo del Pertuso, ove un santuario mariano rammenta la vittoria genovese nel 1625 contro i franco-sabaudi.
I santuari di guerra sono degli ossimori: impongono alla divinità di scegliere da che parte stare…
Sotto alla Vittoria sono le case di Montanesi; la famiglia della bisnonna paterna è di qui.
Ora si scende in Val Polcevera, a Pontedecimo. Il sentiero è ancora lungo. Il selciato rovinato è storia, nelle terre di Caffaro da Caschifellone, primo console del Comune di Genova.
Caffaro, partecipò alla Prima Crociata arrivò sino a Gerusalemme, ma le sue terre erano qui a Castrofino.
Ora l’asfalto mi fa rotolare al fondo valle, sento il treno che si aggrappa alle rotaie sulla salita dei Giovi.
Ripercorri il cammino…
