Il progetto
Un segmento lungo 1290 km che unisce idealmente il punto più a nord e il punto più a sud del territorio della nostra penisola (rispettivamente dalla testa Gemella Occidentale nelle Alpi Aurine a Punta Pesce Spada a Lampedusa). E già questi due poli definiscono territori densi di significati storico e culturale, dalle Alpi barriera e corridoio, al pieno Mediterraneo da sempre crocevia e intersezione di popoli. Eppure questa può essere una congiungente geografica come tante, per definire una distanza da percorrere in un anno, camminando su sentieri e percorsi appenninici o alpini, e sommando giorno dopo giorno i km segnati.
Come è nata l’idea
Quando salgo su un monte sufficientemente alto da vedere altri profili di altre montagne mi sento a casa e mi commuovo. Sarà per questo che ho scelto di abitare in collina, a Genova: per potere vedere le Alpi appena getto lo sguardo oltre la finestra.
Camminare mi è sempre piaciuto e l’ho sempre fatto, fin da piccola, con la mia famiglia: molto spesso con mio padre, infaticabile camminatore anche lui.
Camminare mi appartiene come leggere. Anzi credo che leggere e camminare siano in fondo la stessa cosa: camminando leggi ciò che ti circonda, e leggendo cammini nei pensieri degli altri.
Così libri e sentieri sono i miei maestri di vita, da frequentare in silenzio e in solitudine, per apprezzarli meglio.
Oggi camminare sta tornando di moda, almeno in parte.
Ma le proposte di cammino sono caricate di sovrastrutture concettuali, economiche, sportive, turistiche… E’ come se camminare solamente e semplicemente avesse perso senso e significato e lo si debba finalizzare per forza alla fotografia, alla musica, alla gastronomia, a qualcuno che ti deve guidare nell’esperienza.
Invece io resto convinta che camminare sia rivendicare l’essenza stessa della nostra umanità. L’umanità è nata nel momento in cui un ominide si è alzato in piedi, ha girato la sua testa per guardare il mondo e ha iniziato a camminare per conoscerlo, esplorarlo, capirlo.
Forse perché in me si agita una vena un po’ ribelle, anticonformista, che ama prima studiare e poi parlare, prima fare e poi raccontare, ho deciso di mettermi alla prova.
Si possono fare 1290 km in un anno nei ritagli di tempo? 1290 km, ossia – idealmente – la distanza che congiunge il punto più a nord del territorio italiano – in Valle Aurina – a quello più a sud, nell’isola di Pantelleria. Un anno: dal 22 settembre 2020 al 21 settembre 2021.
Sommando itinerario dopo itinerario, anche ripetendo lo stesso percorso, senza annoiarsi.
Per me le componenti speculativa e contemplativa sono essenziali. Monet ha dipinto più volte la facciata della cattedrale di Reims, o Cezanne ha costruito il suo universo pittorico intorno alla Sainte-Victoire, Morandi ci ha incantato con le sue bottiglie allineate: si chiama contemplazione, si chiama spaesamento.
In termini poetici lo “spaesamento” è la capacità di vedere sempre con occhi nuovi (perché noi cambiamo ogni giorno) quanto ci circonda che cambia con noi, e quindi rende sconosciuto anche ciò che – apparentemente – conosciamo bene.
Le leggi del mercato ci dicono che bisogna vendere prodotti nuovi, consumare velocemente tutto: a me basta vedere un albero che cresce, che cambia colore, scorgere un vallone che non avevo notato prima, sentire l’odore dell’umidità, il vento o il sole.
Le leggi del mercato ci fanno correre, ci dicono che il tempo è denaro, che non dobbiamo perdere tempo: il tempo del cammino è solo nostro, è il tempo del nostro passo e del nostro cuore che batte e dialoga con il nostro respiro. Ognuno ha il suo passo, nessuno ti può imporre una andatura che non puoi sostenere.
Con questa esperienza penso che anche Artesulcammino sarà più forte e più consapevole di che cosa è realmente diventata, forse senza neanche rendersene conto, in questi anni.
Artesulcammino è una comunità di persone aperta, pronta ad accogliere chiunque arrivi e voglia rimanere, senza pregiudizi, condividendo esperienze, trasformandole in amicizia e spesso in solidarietà umana, grazie al camminare. Un gruppo di persone che come me ama conoscere il territorio e le microstorie delle aree interne e montane – quello che Revelli aveva definito, mutuando le definizioni verghiane, il mondo dei vinti. Nei piccoli centri si nascondono bellezze straordinarie, saperi che rischiano di perdersi, architetture minori che dialogano con quelle dei grandi centri. Camminare consente di (ri)connettere i fili della storia, rileggere i collegamenti culturali e umani che si sono costruiti lungo i secoli, riscoprire, appunto, la storia degli ultimi e dei vinti che spesso, in realtà, hanno vinto con grande dignità la battaglia dell’esistenza.
Iocamminodasola per poter continuare a camminare con gli altri.